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Valeria Roma – Algoritmia

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Laila è una ventiquattrenne che dorme di giorno e vive di notte, lavorando come cameriera in un locale notturno. La quarantacinquenne Nora fa la giornalista, ma sogna di diventare scrittrice. Sono entrambe sole e alla ricerca di un cambiamento. Un misterioso intermediario, lo scultore di maschere Wasim, le mette in contatto in modo apparentemente casuale. Istantaneamente le due donne si riconoscono, ma non sanno spiegare la natura del loro legame. Laila si accorge che ad ogni sua nuova amnesia – disturbo di cui soffre ricorsivamente – scompare una traccia del ricordo di chi l’altra donna rappresenti per lei. Nora cerca di aiutarla, ma ciò che ricorda la ragazza sembra contraddire ciò che lei conserva nella sua memoria. In mancanza di prove reali, saranno i sogni a far scoprire loro la verità.

«A metà della flessione che l’avrebbe riportata in posizione eretta, con il brandello di carta in mano, incontrò lo sguardo della donna cui intendeva restituirlo. I suoi occhi. Erano quegli occhi. Gli occhi della maschera dai grandi occhi marroni

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Descrizione

Valeria Roma, nata nel 1993, è insegnante di lettere e scrittrice. Si è occupata di letteratura della migrazione, pubblicando il saggio Ignorare l’assenza. La letteratura palestinese nell’immaginario italiano (Meltemi, 2024). Appassionata di cinema thriller, in questo suo primo romanzo ha immaginato di far incontrare Hitchcock, le nuove tecnologie e i suoi sogni.

1 recensione per Valeria Roma – Algoritmia

  1. Elisa Giusto

    L’appassionante e coinvolgente romanzo “Algoritmia” dell’autrice Valeria Roma è uno straordinario incontro tra mistero, psicologia e tecnologia.

    La protagoniste sono due. La prima, Laila, è una ragazza di ventiquattro anni, notturna, riflessiva e perfezionista, che lavora al bar Idle Club, locale che apre alle 22. Predilige i clienti che ordinano tisane, tra i quali spicca Wasim, un artigiano di sessantacinque anni, ex edicolante, che le regala una maschera di terracotta, realizzata da lui, raffigurante un viso di donna.
    Gli imprevisti destabilizzano Laila e nel corso della narrazione si troverà a doverne affrontare innumerevoli.
    La seconda protagonista è Nora, una donna di quarantacinque anni, che lavora come giornalista per il quotidiano “Di Verso”, l’unico giornale cartaceo della città che si occupa di letteratura e società.
    Ama le faccende di casa, sbrigarle la rilassa e le permette di meditare.
    Scrive, da quando aveva vent’anni, poesie, racconti brevi, riflessioni in prosa su quadernetti.
    Il volto rappresentato nella maschera regalata a Laila è il suo, Wasim ne crea più d’una, tutte con le stesse caratteristiche.

    “Volti di donna sorridenti, di un sorriso sincero, che faceva traboccare dalle labbra un frammento di felicità, portato alla luce da un profondo scavo interiore.”

    Le due donne scoprono che le loro esistenze sono più intrecciate e interconnesse di quello che può sembrare. Vengono visitate da una serie di incubi e sogni, la loro vita onirica rivela le loro paure e i loro desideri più segreti e inconsci.
    I loro nomi sono complementari, Nora ha a che fare con la luce e il fuoco, Laila in arabo significa “scura come la notte”, sono speculari. Entrambe, però, portano dentro ambedue le accezioni, a sottolinearlo sono anche i loro colori, opposti al rispettivo significato dei nomi. Laila infatti viene descritta come “la misteriosa ragazza che nel nome portava le tenebre ma aveva l’aspetto di un angelo.”

    Laila è fondamentalmente sola. Non vuole legarsi a nessuno e non riesce a ricordare bene i genitori. Li sente molto distanti, ricorda che con lei, dopo l’infanzia, sono stati entrambi anaffettivi. Col padre ha avuto dei contrasti e non lo sente più, il legame con la madre, venuta a mancare per una grave malattia, rimane come una presenza viva e fissa, anche se non nitida. Laila inizia a vedere Nora come una sorta di figura materna.

    “Nora “colei che porta la luce”, aveva aperto la finestra della sua memoria ottenebrata.”

    Wasim e Nora hanno avuto tempo addietro una relazione amorosa. Wasim continua a rappresentare il volto che ha amato, sviluppando un’ossessione per “la donna della maschera”.

    “E così era passato da essere un amante libero dell’arte all’esserne uno schiavo. Uno schiavo fedele, ma pur sempre uno schiavo.”

    Nora si trova a dover scrivere un articolo di cronaca nera usando “Algoritmia”, un software basato sull’ai in grado di conversare e rispondere alle domande scandagliando in maniera rapidissima internet. La scelta del titolo del libro si può capire solo leggendo l’ultimo capitolo, l’autrice crea con grande maestria un alone di mistero e confusione che viene dipanato solo durante il colpo di scena finale.

    Nel libro si trovano molti riferimenti al regista Alfred Hitchcock, tra cui:

    “Laila si sentiva così confusa che, di tutta quella vicenda, non sapeva più dire con certezza che cosa fosse reale, che cosa inventato.”

    Questa difficoltà nel distinguere vero e falso, apparenza e realtà unita all’alone di mistero, di dubbio e di sospetto sono tra i fondamenti del pensiero sulla condizione umana di Hitchcock.
    “Per il regista la realtà sembra essere una delle tante maschere dell’apparenza […] La preoccupazione che accompagna l’autore in tutto il suo itinerario registico è quella della ricerca dell’Essere dei suoi personaggi, della loro autenticità al di là del loro agire convenzionale.” (Gian Piero Brunetta, Dizionario universale dei registi, pp.166-167.)

    Ho amato particolarmente questo romanzo che mi ha letteralmente catturata grazie alla potenza stilistica, all’altissima capacità narrativa e alla trama perfettamente orchestrata, onirica e velata, che alimenta la curiosità e incanta.

    Consiglio a tutti questa bellissima storia scritta magistralmente, colma di mistero e meraviglia.

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