Descrizione
Giuseppe Stinca è nato a Vico Equense nel 1974. Insegna religione nei licei e si occupa di filosofia della religione. Ha pubblicato Male e messianismo in Emmanuel Levinas (2019); ha curato, con M. Marconi, Utopie della terra. Messianismo, Sionismo e Israele (2016); ha scritto diversi contributi per la rivista di filosofia on line «Dialegesthai»; è occasionalmente articolista de «L’Osservatore romano». La materia oscura del cuore è la sua prima opera letteraria.
Pasquale –
Racconti (più simili a pagine di un diario) + liriche metafisiche (non nel senso tomistico del termine, per carità, ma nel senso di esplorazioni poetiche nella realtà quantistica) per un risultato simile al processo di decantazione.
I racconti sono molto ancorati alla terra dell’esperienza, ai piccoli segmenti visivi che danno vita alle emozioni, agli imbarazzi, agli sguardi. Poi succede che nelle liriche qualcosa prenda il volo, o meglio, varchi la consapevolezza per decifrare l’esistenza dal punto di vista del mondo-brana. E qui viene cesellato con maggiore cristallinità ciò che appariva soltanto sedimentato sul fondo per via del campo di forza della gravosità dell’esistenza che le teneva ancorate.
Ne balzano allo sguardo (almeno al mio) due: le nubi (ma non pioverà) e la distanza (che non è lontananza).
E che portano a chiedersi (non so se pirandellianamente) se al di fuori di quelle particolarità ecpirotiche, liete o tristi che siano, per cui noi siamo noi, sia possibile vivere. E anche essere felici.
PS: non fate l’errore che ho fatto io leggendo prima le poesie e poi i racconti!
Gennaro –
Un piccolo scrigno di perle narrative. Una breve raccolta di prose e poesie dalle quali si evince tutta la sensibilità emotiva e letteraria del loro autore. Piccoli brani, dallo sfondo autobiografico, che narrano aneddoti di anni passati e vita quotidiana, pervasi da un’atmosfera di suggestiva nostalgia. Una lettura che ci permette di vedere i colori e le scene narrate, di sentirne gli aromi come una vera esperienza sensoriale. Seguono, a concludere l’opera, brevi liriche che incedono con una cifra espressiva di ricercatezza e grazia, versi che dipingono piccoli ritratti con pittura di parole.