Descrizione
Luca Baratta nasce a Firenze nel 1979, si laurea in Filosofia sulla visione di Novalis e il superamento del nichilismo contemporaneo. È sostenitore dell’Ecosofia. Esordisce con Hanno ragione i poeti (2023).
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Rigenerare la terra, il nostro abitarci. Tutto ha inizio da un necessario percorso di liberazione interiore che si fa specchio di uno sociale. I versi, serenamente fedeli alla vitalità dell’istante, demistificanti e lirici, attraversano le tante “Caverne” storiche e individuali, avanzano gradualmente verso l’unico “Cielo” e sfociano in un profetico risveglio della coscienza. Ecco che le basi del mondo noto appaiono ereticamente falsate. I fini del denaro, della tecnica, del potere si svuotano di assurdità solo se letti come mezzi per un totalmente altro progresso, eco-centrico, armonico, autenticamente comunitario. E così il poeta sconfina dal semplice professionista delle lettere: poeta diviene il lettore stesso, ogni umano che abbia scoperto questa nuova, più ariosa coscienza, alla quale è chiamato oggi stesso, a prendere parte. «Cadrà questo Moloch/ non per colpi d’armi/ per intrecci di luce ai piedi.»
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Luca Baratta nasce a Firenze nel 1979, si laurea in Filosofia sulla visione di Novalis e il superamento del nichilismo contemporaneo. È sostenitore dell’Ecosofia. Esordisce con Hanno ragione i poeti (2023).
Nicola –
Veramente un bel libro! Una raccolta di poesie bellissime che mi hanno fatto emozionare. Questo libro ti apre la mente e ti fa capire i veri valori della vita. Consiglio questo libro a coloro che sono appasionati di poesia e che vogliono leggere delle poesie belle.
Eugenio Napoli –
È stato un piacere assistere alla presentazione del libro di poesie del giovane amico Luca Baratta. Sono prose ritmiche, per lo più brevi, quelle di questo suo “HANNO RAGIONE I POETI”. Poesie solo apparentemente criptiche e appartenute a un percorso tenuto segreto per anni. Poesie spesso così brevi da configurarsi come fotogrammi di pensieri istantanei, traslati in versi: pensieri dettati da emozioni improvvise, inattese, di quelle che, con la loro intensità iniziale, durano pochi secondi nell’animo del poeta e che vanno subito ribaltate sulla carta prima che si disperdano nei meandri di un ricordo, pur prezioso ma che rischia di diventare in parte artificioso nella scrittura se questa si prolunga oltre la magia dell’attimo fuggente. Penso che sia questa la suggestione che comunicano questi versi. È forse solo una minima frazione di tempo quella che nell’autore intercorre tra l’occasione (io non amo parlare di ispirazione e fa bene Luca a definire questa con la parola “aneddoto”) e l’immediata traduzione in parole da trasportare in un diario, forse su un cellulare, oggi! Penso che ognuna di queste brevi composizione implichi una sorta di triangolazione che vede ogni istantanea-flash dell’animo del poeta tradotta in scrittura sulla pagina per ricreare una potenziale immagine-emozione nella mente del lettore, diversa e nello stesso tempo analoga. Ma non è forse questo il compito-privilegio di ogni scrittura poetica!? Nel caso di questa raccolta poi l’insieme assume però un significato preciso che si percepisce man mano che si procede nella lettura, passando dalle “caverne” nebbiose (le nostre singole interiorità??) nelle quali ci accorgiamo poco degli altri all’unico “cielo” dove possiamo, o potremmo, distinguere meglio noi stessi. E in questo percorso che ogni frammento poetico di Luca non è che una tessera di un intero mosaico, un grido che, attraverso una propria visione, sollecita a un cambiamento, a un risveglio delle coscienze. Luca non è un filosofo nel senso popolare del termine ma della disciplina possiede di fatto una laurea e gran conoscenza e per questo fa riferimento a Novalis, forse ai suoi “Inni alla notte” scritti anch’essi in ritmica prosa e con la consapevolezza che la poesia cela per sua natura una dimensione misteriosa e nello stesso tempo indagatrice. La poesia di Luca forse esplora nostre “caverne” esistenziali per uscirne all’aperto sotto un “cielo” in un momento in cui è ancora notte: una notte che deve passare. Non è rassegnazione e neanche speranza quella che traspare da questi versi ma sollecitazione a ribaltare le condizioni nelle quali l’umanità è schiava di sé stessa senza nemmeno accorgersene! Non sono i versi dei poeti, pur così diversi l’uno dall’altro nelle loro poetiche e nelle loro maniere, a esporre una “ragione” comune ma è il loro richiamo a invitare ogni lettore a far parte della loro schiera per costruire nel tempo una diversa realtà. È in questo, solo in questo, che HANNO RAGIONE I POETI! Grazie Luca per avercelo ricordato!
Ines –
L’opera prima di un sognatore che merita di essere letto.
Brunella –
un libro prezioso