Sono lì e ho
bisogno di una giacca. Ho appena comprato due
pullover, una camicia rossa, una maglia di cotone a
maniche lunghe, un jeans e un paio di Cult nero
antracite. Penso: ho solo bisogno di una giacca e poi sarò
perfetto, per cosa non so, ma sarò perfetto. Salgo in
macchina perchè ho deciso: nel 2008 di giacche come ne
ho io in testa non ne fanno, devo andare indietro.
Devo andare indietro. Scendo di casa
con un’idea ben chiara della giacca che dovrò
comprare. Guardo con calma il mio paese: i lampioni,
le strade asfaltate, i ragazzi che parlano al
cellulare, le ragazze con le borse della Bershka, le Punto e le Twingo, gli
anziani sulle panchine sotto gli alberi. Tutto è come
sempre. Tiro fuori le chiavi della mia Polo station wagon
grigia metallizzata e mi ci ficco dentro. Arrivo in
piazza, proprio davanti alla chiesa tiro il freno a
mano, faccio un testa coda e parto per raggiungere i Mi ritrovo ora
in quella stessa piazza. Nel 1979. L’aria è la
stessa e mi sembra di esserci già stato. Forse ho
guardato un sacco di fotografie che ritraggono la
piazza in questi anni. Non lo so. O forse in
trent’anni il mio paese è cambiato poco. Prima di
entrare nel negozio di abiti che aveva allora mio
padre mi guardo attorno con molta calma: ci sono
pochissimi lampioni, le strade non sono tutte e del
tutto asfaltate, i ragazzi guardano il culo alle
ragazze che hanno borsette nere come quelle di mia
nonna, in giro scodinzolano due Dyane e una Renault 4. Solo gli anziani sono sempre
lì, sulle panchine (le stesse del 2008) sotto gli
alberi (gli stessi del 2008). Papà - gli faccio - voglio una
giacca a costine anni Scruto
attentamente tra le grucce e alla fine faccio la mia
scelta: una giacca nera e arancione che finisce sulla
vita. All’inizio la guardo perplesso, poi la indosso e
mi accorgo che mi calza a pennello. Ok pa’, prendo questa.
Ricordati di aggiornare il programma di
condivisione file e se chiudi presto
passa per il tabacchi così mi fai una ricarica
della Wind da 10 Euro. Wind e non Tim o altre
compagnie di operatori di telefonia mobile,
ricorda. Sorrido ed
esco dal negozio. Prima di
rientrare in macchina mi fermo a mangiare qualcosa.
Qualcuno mi offre un’insalata di pomodori: la amo.
Però non c’è tempo, devo rientrare, la porterò con me. Respiro ancora
un po’ di aria del 1979, salgo in macchina e - sempre
la stessa storia, testacoda ecc - ritorno nel 2008. Per prima cosa
guardo la giacca perché ho paura che, dopo trent’anni,
sia stata mangiata dal tempo. Invece è ancora nuova.
Una giacca nuova del 1979 nel 2008. Scendo dalla
macchina, prendo la mia insalata di pomodori e decido
di mangiarla sotto un albero. Ah, pace dei sensi. Ha
un buon sapore, quasi inedito. Un tizio mi
osserva. Sembra che stia per parlare ma tace. Poi si
avvicina e mi chiede della macchina. Avrà mica
scoperto qualcosa? Cosa? Io, in fondo, non so nemmeno
perché mi ritrovo questa macchina. Di chi è? Chi l’ha
inventata? Però è un segreto, questo è certo: nessuno
deve sapere che sono andato indietro nel tempo. Non rispondo.
Allora si accosta alla macchina e la guarda. Lo lascio
fare, tanto non potrà mai capire niente. Sto quasi per
finire l’insalata quando si riavvicina nuovamente a me
come attratto da un profumo che conosce bene. Muove il
naso come Zio Paperone nei pressi di un giacimento
d’oro. Rimane una
sola fetta di pomodoro, qualche foglia di basilico e
altre erbe che ho messo da parte. Sbircia nel
piatto e poi urla: ah! ecco, ho scoperto il tuo segreto. Cosa hai scoperto? Gli faccio io. Quest’erbetta… questo
aroma… io lo riconosco! Questa pianta si è estinta
nel 1979 e da allora mai nessuno è più riuscito a
coltivarla. La vedi? Questa qui! La mettevamo
sempre nelle insalate. Guardo
attentamente e tra il basilico noto qualcosa di
strano: delle foglie rotonde in coppie di due che io
non ho mai visto. Cazzo. Non so più
cosa fare e cosa dire. Resto immobile. Ora lui ha
scoperto il mio segreto: sa che la mia Polo può andare
indietro nel passato. E’ finita. Non potrò mai
più godermi quella giacca. Ora ho due
pullover, una camicia rossa, una maglia di cotone a
maniche lunghe, un jeans e un paio di Cult nero
antracite. Sono incompleto. Mi manca qualcosa. Vicino
maledetto. È l’alba,
piano con le sedie!
|
|
se sei registrato/a su Facebook clicca su "Mi piace" per essere aggiornato/a su tutte le novità e ricevere i racconti inediti di giordano criscuolo
|